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Sabato, 20 Aprile 2024
Sesto San Giovanni

Sesto, il sindaco: «Gravissima situazione finanziaria»

Tra affitti irrisori e bollette non pagate

Del Carroponte, con bollette arretrate per le utenze per un totale di 269 mila euro (somma anticipata dal Comune di Sesto San Giovanni), s'era già detto. Ma secondo il neo sindaco forzista Roberto Di Stefano, il panorama dei conti del Municipio avrebbe «moltissime ombre da chiarire» e la situazione economico-finanziaria del Comune sarebbe «una vicenda gravissima». Non solo Carroponte, quindi, ma molto altro.

Tanto che Di Stefano ha inviato una comunicazione all'autorità giudiziaria. Alcuni elementi erano emersi nel 2016 da una ispezione del Ministero dell'Economia e della Corte dei Conti, con debiti coi fornitori per 15 milioni e crediti di dubbia esigibilità per 36 milioni. E non solo: oltre al caso Carroponte e dell'Arci, anche l'affitto di Villa Zorn all'Anpi per 50 mila euro all'anno (secondo il sindaco, sarebbe subaffittata a un ristorante per 20 mila euro in più), così come il contributo da 90 mila euro all'associazione sportiva a cui è concesso gratis il centro sportivo Dordoni.

Ma Di Stefano scoperchia anche una "mini affittopoli" sestese. Secondo il sindaco, ad esempio, ammonta a 237 euro l'affitto annuo pagato dall'associazione Ventimila Leghe; a 298 euro quello corrisposto dall'associazione Lucrezia Marinelli; a 358 euro quello che deve pagare, ogni anno, Emergency. O l'associazione Le Malandre, che non paga nulla e con utenze a carico del Comune di Sesto.

«Associazioni del territorio, legate a rappresentanti politici locali, delle quali si fa fatica a comprendere l'attività che concretamente svolgono, cui vengono concessi locali comunali in pieno centro cittadino a poche centinaia di euro all'anno e le utenze, spesso, restano a carico della collettività», è il commento di Di Stefano. 

L'assessore al bilancio Nicoletta Pini (della lista civica del sindaco) ha già pronta la ricetta, almeno in linea di principio: più oneri di urbanizzazione pagati direttamente (e meno opere a scomputo), vendita di immobili e partecipazioni societarie del Comune, revisione delle convenzioni di gestione di spazi pubblici, ma anche «aumento del grado di copertura dei servizi a domanda individuale come ad esempio i nidi che ad oggi costano oltre 5.5 milioni a fronte di 1,4 milioni di entrate».

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